Lecce. Città dove la
pietra lievita, si solleva verso il cielo quasi svaporasse, si fa modulazione
di decorazioni, immagine armoniosa di volute, slittamento ondoso delle
prospettive, nuvolaglia di decorazioni. Poi Otranto. Il silenzio che allaga le
strade, si rapprende nell'aria, ammutolisce il vociare, si attacca alla pelle
come lo scirocco, si apposta in ogni angolo come un'ombra, acquieta i tumulti
del pensiero, è velo sugli affanni di ogni giorno. Poi Castro. Che ha tempeste
luminose quando albeggia, bonacce quando comincia ad imbrunire, gorghi di luce
alla metà del giorno: mulinelli, vortici che accerchiano la mente, che
disorientano, fanno vacillare. Poi la malinconia di Santa Cesarea; e diventa
tristezza, se non si ha un amore. Poi Gallipoli, le sue chiese. Una dopo
l'altra. Una accanto all'altra. Come per fermare il vento, o almeno
disorientarlo, ingannarlo, per farlo sfrenare lungo i bastioni, fino a
sfiancarsi, a dissolversi, senza entrare rapinoso nei vichi, senza rovesciarsi
sul mare. Poi i poeti, le piazze, i fari. Un viaggio suggestivo e poetico, un
reportage letterario e culturale dei luoghi più belli del Salento che sono
luoghi dell'anima, paesaggi interiori e anche chiese, vicoletti, storie di
genti.
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