"Per me non è
tanto importante che tu scriva quello che ti ho raccontato, ma che andando via
ti volti a ouardare la mia casetta, e non una ma due volte". Così si è
rivolta a Svetlana Aleksievic, congedandosi da lei sulla soglia della sua
chata, quella contadina bielorussa. La speranza di avere affidato il racconto
della sua vita a qualcuno capace di vero ascolto non poteva essere meglio
riposta. Far raccontare a donne e uomini, protagonisti e vittime e carnefici,
un dramma corale, quello delle "piccole persone" coinvolte dalla
Grande Utopia comunista, che ha squassato la storia dell'URSS-Russia per
settant'anni e fino a oggi, è il cuore del lavoro letterario di Svetlana
Aleksievic. Questo nuovo libro, sullo sfondo del grande dramma collettivo del
crollo dell'Unione Sovietica e della tormentosa e problematica nascita di una
"nuova Russia", costituisce il coronamento ideale di un lavoro di
trent'anni: qui sono decine i protagonisti-narratori che raccontano cos'è stata
l'epocale svolta tuttora in atto: contadini, operai, studenti, intellettuali,
dalla semplice militante al generale, all'alto funzionario del Cremlino, al
volonteroso carnefice di ieri forse ormai consapevole dei troppi orrori del
regime che serviva. Nonché misconosciuti eroi sovietici del tempo di pace e del
tempo di guerra, i quali non sanno rassegnarsi al tramonto degli ideali e alle
mediocri servitù di un'esistenza che, rispettando solo successo e denaro,
esclude i deboli e gli ultimi.
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