martedì 10 marzo 2015

A MIO PADRE di Antonio Ripa














Ed ancora bestemmie trasuda
la tua lingua riarsa
e le nari polverose sudori
grondano sul tuo affanno.

Bruciato dal sole s'imbianca
di barba il tuo viso
e s'aggrinza di stenti
s'appassisce d'onesto lavoro.

Tra le zolle scorbutiche
inf'ltri fatica,
onde comodo scivo'il raggio
disegnandoti l'ombra campagna,
per avere calloso il tuo pane
sotto i morsi stentati.

La tua schiena vegliarda si riflette
sorseggiando il dolore degli anni,
quotidiano si compie lo sforzo
nel silenzio rurale.

Le tue ruvide rare carezze
d'umiltà contadina plasmante
mi nutrirono infante d'amore
e ancor oggi schiarano il passo
verso quanto m'attende.

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