martedì 10 marzo 2015

Pirro Granai Castriota educato a Copertino. Intervento di Giancarlo Vallone (IL BARDO ANNO I , N° 1, Settembre 1991)



Pirro Granai Castriota è, con Costantino ( figlio di Alfonso ), uno dei due bastardi, ma con fortuna ben diversa, di casa Castriota. Figlio illegittimo di Giovanni, vescovo di Mazara, e soldato, Pirro fu subito riconosciuto dai suoi per membro di famiglia. Lo dimostra l'epistola galateana a lui diretta ( risalente al periodo 1508 – 1514 e forse al 1512 – 1514 ) e, ad esempio, la sua presenza a Roma nel Luglio del 1519, insieme ad altri congiunti, per la trascrizione ufficiale di un documento di famiglia. Ho avanzato altrove l'ipotesi che Pirro nascesse a Galatone, circa all'inizio del '500. Bisogna però arretrare di qualche anno questa nascita, se non rinunciare alla nascita galatea Difatti un documento vaticano inedito, mi pare, lo qualifica commendatario  del Monastero di San Nicola di Pergoleto presso Galatone, al quale era stato nominato il 4 Luglio 1507. Poco prima del 9 Ottobre 1514 ( suo padre era morto da poco ), Pirro cede il beneficio in Mesagne alla “triste Reyna”  ( Profilo ); né mancano altre notizie sui suoi episodi giovanili. Forse a Napoli, nell' Agosto del 1518 ( Nunziante ), a Roma nel Luglio del 1519, s' è detto, per le faccende del divorso di suo zio Alfonso che lo prediligeva, Pirro, nonostante questa tracce clericali ( ebbe per certo gli ordini minori ), fu grande soldato; il 13 Luglio1528 affronta i franco – veneti a Gallipoli e li batte. Il 25 Febbraio 1533 è nominato governatore delle province di Otranto e Bari per un biennio; ma sembra che solo nel Marzo 1536 gli sia succeduto Scipione de Somma ( Martinez Fernando ). Il 30 Aprile 1535 Alfonso comprò, per il nipote la terra di Parabita, nonché i feudi di Belvedere, Torricella e la Torre di Supersano. Lo stesso giorno Pirro istituì lo zio quale successore dei nuovi feudi, in mancanza di suoi eredi. I due loro volti sono, a quanto pare, scolpiti sugli estradossi del palazzo baronale di Parabita. Sempre nel 1535, forse, fu Governatore di Ferrandina ( Orefice ). In seguito egli acquistò anche Tricase: ve n'è traccia sia nei suoi documenti nella nostra successione feudale, sia in uno stemma posto, com'è noto, su un camino del castello. Dovrebbe essere lui quel Pirro Castriota in lite con i Cavazza nel 1545 ( Perrone ). Una lettera del cugino Costantino a lui diretta, del 15 Giugno 1547,ci fa intuire un suo coinvolgimento,nei torbidi di quel periodo, contro Cesare. Il 18 Ottobre del 1533 egli, cittadino napoletano, col titolo di capitano regio << ad guerram et pacem >> di Gallipoli, acquista dai Rondachi di Otranto il feudo di Tafagnano, per rivenderlo poi a Galieno della Monaca ( A. S. L. nt. 38/1, a, 1558, cc. 118 r ss.: solo in parte conosciuto ). Sono tutte operazioni di natura finanziaria, che Pirro non vedeva, direi, in ottica di potere reale. Ma l'uomo si è svelato da un altro atto notarile del 10 Marzo del 1558 ( A. S. L. not. 38/1, cc. 66R ss.). In quella data centinaia di copertinesi, tutti puntualmente registrati dal notaio, convengono, scossi dalla “ incredibile noticia” della vendita di Copertino agli Squarciafico, di sottoscriversi per tentare di riscattarsi alla demanialità. Pirro fu pregato e sollecitato di partecipare a garanzia e sostegno delle complesse operazioni finanziarie, “et presertim  quia dicta terra Cuopertini ab olim fuit quondam illustrissimi domini don Antonii Granai Conte Castriote, avi et patris respective ipsius illustrissimi domini don Pyrrhì , qui in dicta terra educatus , universitatem et homine dicte terre plurimis beneficiis, publice et private prosecutus fuit” ( c. 69r ). Egli accettò, anche se sappiamo che il tentativo non ebbe successo; ma il documento lega ancora di più Pirro al Salento e all'area di Galatone e Copertino, dove appunto, fu educato: inoltre conferma, in via autentica, la sua genealogia; ed anzi offre nuovi spunti per lo studio del cognome originario di questa famiglia (l'onomastico “Antonio”, dato a suo nonno, è aggiunta posteriore anche se della stessa grafia). Ci tornerò sopra in altra occasione.
Ebbe due mogli, Gerolama Barone e Lucrezia Beltrano; e molti figli. Da questi nacque una serie ingarbugliata di questioni prosopografiche , alle quali tenterò di dare una soluzione provvisoria.
Conosco tre figlie di Pirro: Vittoria, che sposò Camillo del Tufo ( Campanile ); Livia, che sposò Pompeo Paladini ( Ammirato ) e Ippolita, che ebbe due mariti; Francesco, dei Maramonti di Botrugno e Giovanni Battista dei Mari, avvocato fiscale delle Udienze provinciali di Bari e di Otranto ( A. S. L. nt. 46/4 a. 1575, 12 Agosto, cc. 481 v ss.: codicillo di testamento ).
Forse fu sua figlia la Grani sposata in casa Salernitano ( Campanile ). Inoltre ebbe tre figli : Fabio, il primogenito, barone di Parabita, che a sua volta ebbe diversi figli: una Lucrezia, sposata in casa Saraceno; Pirro, junior, suo erede feudale, che da Anna Mele ebbe Camilla e Ippolita; e, altro figlio di Fabio, Giorgio, barone di Melpignano da cui discesero, ex – filio Carlo, i marchesi di Botrugno.
Secondo figlio di Pirro senior, un Alfonso, barone del feudo disabitato di Tuglie, il cui figlio Cesare sposò la cugina Camilla di Pirro junior conservando alla famiglia la baronia di Parabita, che poi suo figlio, un altro Fabio, dovette vendere travolto da un fallimente clamoroso. I discendenti di costui ottennero però il titolo marchesale di S. Marzano. Ultimo figlio che io conosca, di Pirro senior, è un Gaspare che da Laura Balduino ebbe molti figli tra i quali un Ercole, che sposò la cugina Ippolita di Pirro junior, con prole solo femminile ; Laura che andò sposa ad un altro Maramonte , Antonio; e quindi un' altra Camilla che sposò il celebre giurista Marcello Marciano. E' possibile poi che fosse figlio naturale di Pirro senior, quel Giovanni Castriota di Galatone, stipite di una discendenza  che durò fino al Seicento. Il lettore perdonerà gli aridi elenchi e vorrà credere nella mia indifferenza negli almanacchi di Gotha; ma gli studi di storia sociale, e della formazione della feudalità, non possono prescindere dall'analisi dell'accumulazione familiare: perciò il primo passo è la prosopografia. (redazione a cura di Anastasia Leo)

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