domenica 5 aprile 2015

Mater Dolorosa, L’Addolorata nella pietà popolare di M. Marcellina Pedico (Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2015, pp. 381). Intervento di Angelo Sconosciuto



Nelle ore appena passate, chi non ha ancora letto il libro di M. Marcellina Pedico, Mater Dolorosa, L’Addolorata nella pietà popolare (Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2015, pp. 381, € 16,00) ha potuto vivere a Brindisi come a Francavilla Fontana, a Matino come a Maglie ed a Taviano o a Castellaneta, solo per citare i luoghi indicati nel volume, l'esperienza, tutta spirituale e personale ovviamente, della "Mater Dolorosa. È stato, insomma, necessariamente coinvolto nelle pratiche di culto riguardanti la Madonna Addolorata, culto diffuso nelle nostre contrade salentine al pari di altre pie pratiche a lei collegate non solo nel giorno di Venerdì Santo, ma anche ad esempio, nel giorno di Pasqua, nel mese di Settembre e nel Venerdì della V settimana di Quaresima.
E proprio nel venerdì della V settimana di Quaresima, quest’anno il 27 marzo, nella sala “Guglielmo Marconi” della Radio Vaticana è stato il card. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, a presentare ufficialmente la densa ed attenta indagine di sr. M. Marcellina Pedico, docente nella Facoltà teologica “Marianum” e componente del direttivo della Pontifica Accademia Mariana Internazionale. La studiosa, già nel 1993, aveva proposto all’attenzione di un pubblico più vasto, che non fosse solo quello di ricercatori e cultori di mariologia, le sue conclusioni su La Vergine Maria nella pietà popolare (edizioni Monfortane), quindi nel corso di questi intensi anni aveva orientato i suoi interessi lungo i versanti della vita consacrata, mai distaccando l’attenzione dalla mariologia, se è vero che ha curato la pubblicazione degli atti del XVII Colloquio internazionale di mariologia (2004) dal titolo Lo sguardo di Maria nel mondo contemporaneo (Ami, 2005) e quindi due anni addietro ha proposto La più amata dai cristiani. La pietà mariana secondo il magistero (Messaggero 2013).
Ora, appunto, pubblica queste pagine, dando compimento ad «un lungo itinerario di ricerca mediante l’insegnamento, conferenze, contributi in varie riviste e in testi a più voci». In otto, documentatissimi capitoli, l’autrice innanzi tutto affronta il tema del culto dell’Addolorata nella storia e parte dai dati biblici contenuti in Luca (vangelo dell’infanzia) e Giovanni (racconto della passione) e riferisce le prefigurazioni veterotestamentarie, si sofferma sulle prospettive patristiche e compie un lungo excursus dal Medioevo all’Età moderna fino a quella contemporanea, notando «l’esplosione della Mater Dolorosa». Quindi si analizza il tema de «L’Addolorata nella liturgia romana», si approfondisce il Venerdì della V settimana di Quaresima e la memoria del 15 settembre e tutta questa cornice le è necessaria per riferire appieno delle «Espressioni di Pietà popolare nella Settimana Santa», guardando non solo agli orientamenti del Direttorio sulla Pietà popolare e la liturgia del 2002, ma anche agli orientamenti negli studi più recenti e soprattutto considerando alla Mater Dolorosa nelle espressioni di pietà popolare della Settimana Santa.
Fin qui non si è nemmeno a metà del percorso delineato da Sr. Pedico, la quale si sofferma sul dolore salvifico e il cammino della fede indugiando sulle «Preghiere popolari in onore dell’Addolarata», dalla Coroncina alla “Via Matris”, alle Litanie riferendosi, in particolare, alle caratteristiche ed alla simbologia. Il discorso non sarebbe completo se non si fossero studiati i Sette venerdi e il mese di settembre in onore della Mater Dolorosa, il Carnevale a lei consacrato, la Desolata e «L’ora della madre».
Con un metodo di analisi simile all’azione dei cerchi concentrici andando dall’esperienza particolare a quella più ampiamente condivisa, ancora, la ricercatrice affronta il tema della «Iconografia popolare dell’Addolorata». Parte dalle edicole sacre e da quelle «Madonnelle» dei rioni romani, per approfondire le immagini devozionali e le incisioni.
Dalla comunicazione visiva, quindi, il discorso si allarga a quella verbale e musicale. Ecco perché sr. Pedico propone, nel sesto capitolo, intense pagine su «La Mater Dolorosa nel canto popolare» e poi passa ad affrontare il discorso dei santuari dedicati alla Mater Dolorosa. Necessariamente l’Autrice premette opportune riflessioni sulle funzioni dei santuari mariani, quindi riferisce dei santuari dell’Addolorata e si sofferma in maniera dettagliata su quello di Pietralba e di Rovigo e si avvia alla conclusione, studiando delle istituzioni laicali dedicate all’Addolorata : guarda alle confraternite come viva realtà ecclesiale, elenca quelle dell’Addolorata, dopo averne indagate le origini e, a mo’ di paradigma, propone la Confraternita Maria SS.ma Addolorata di Castellaneta, nel Tarantino. Quindi, prima di rassegnare le conclusioni, parlando di acquisizioni teologiche, di orientamenti pastorali e di atteggiamenti esistenziali, l’Autrice analizza l’Associazione “Beata Vergine Addolorata” di Rovigo.
«Il denso e attento studio di Sr. Marcellina Pedico ci aiuta a focalizzare due dimensioni imprescindibili che riguardano il mistero del dolore: la dimensione cristologica e quella antropologica», avverte mons. Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini, nella sua dottissima Prefazione e lo stesso specifica – quanto alla dimensione cristologica – che «Maria coinvolta nella croce di Gesù ricorda nel modo più intimo che il suo dolore non è una rappresentazione appariscente e scenografica, ma una trasparente, efficace ripresentazione del dolore redentore di Cristo. Maria ha pianto sul Calvario – scrive – e continua a piangere lungo la storia per richiamare noi “fedeli…infedeli” a non respingere gli inviti divini alla conversione». Quanto alla dimensione antropologica osserva: «L’essere umano è un essere del bisogno (homo indigens)» e proprio perchè Maria non può «rimanere impassibile di fronte al grido dei suoi figli», ha «contributo in modo efficace alla cristianizzazione dell’atto più umano, il morire, sottraendolo ad ogni angoscia paralizzante». La conclusione sul punto di mons. Lambiasi è che «alla scuola della Mater Dolorosa s’impara a soffrire con tutti i crocifissi della storia, come lei si è associata ai dolori di Cristo per la salvezza di tutti».
L’Autrice, ancora, offre rilievi conclusivi capitolo dopo capitolo, eccezion fatta per la “conclusione aperta” sulle espressioni di pietà popolare della Settimana santa, quando si sofferma sul tema dell’«episodio taciuto dai Vangeli: l’incontro del Cristo risorto e la madre, detto comunemente dell’Affruntata». Sono le conclusioni generali, tuttavia, ad attirare ancor più l’attenzione. Sr. Pedico parte dalle acquisizioni teologiche e parla della «riscoperta in modo significativo» dell’«unione indissolubile di Maria a Cristo, nel mistero vitale che San Giovanni Paolo II ha chiamato “il Vangelo della sofferenza”». Quindi pone «il culto dell’Addolorata nell’unico culto cristiano», in quanto «non esiste…un culto liturgico verso la Vergine madre staccato da mistero di Cristo, o che non conduca a lui e ad una trasformazione cristiana dell’esistenza». E su queste basi teologiche, l’A. propone orientamenti pastorali con un «rilancio di una rinnovata predicazione», consigliando l’ausilio di strumenti formativi e con la valorizzazione di Centri ed Istituti specializzati. Ma non si sarebbe esaustivi se non si proponessero atteggiamenti esistenziali, perché il cristiano deve sentirsi convocato «presso la croce con Maria e il discepolo amato», introdotto da «Maria a comprendere la sapienza della croce» ed educato «da Maria alla diaconìa della misericordia».

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