Le
narrazioni d'Ermanno Cavazzoni son racconti che semplicemente estremizzano la
nostra realtà quotidiana: vedi in "Il pensatore solitario", raccolta
di scritti in prosa che s'avvicina al corsivo giornalistico, dove tipo per
esser nazione perfetta, l'Italietta dovrebbe esser tutta quanta e per intero
gestita dall'evazione fiscale; e per aumentare la produttività, ancora, si
potrebbero accorpare tutte e ognuna le festività concesse dal calendario - ma
non proprio sempre dal lavoro - in un'unica data. Consigli che, per dire, il
Renzi (il presidente del Consiglio già condannato dalla Corte dei Conti della
Toscana...) insieme ai vari rappresentanti dell'imprenditoria e dell'imprenditorialità
potrebbero prendere per buona e giusta e sacrosanta. Grazie al volume,
Cavazzoni ha vinto il Mondello 2015 per la "critica letteraria". Il
pensatore Cavazzoni si conferma prosatore fra i migliori nell'ex Belpaese e,
inoltre, intellettuale non soltanto disorganico quanto piuttosto implacabile
con governanti e governati. Non a caso, lo scrittore di Reggio Emilia, fra le
altre cose, ha lavorato da sceneggiatore del maestro Fellini. Docente di
poetica e retorica a Bologna, è stato co-direttore delle riviste Il semplice e
Il Caffè illustrato. Con la casa editrice marchiggiana Quodlibet, insieme agli
altri grandi Gianni Celati e Ugo Cornia, ha inventato la preziosa collana di
narrativa "Compagnia Extra" (da Benati a Perec, passando per opere
importantissime degli stessi Cornia Cavazzoni Celati). Nel Pensatore la voce
racconta storie surreali, ancora, saggi e racconti brevi alcuni dei quali già
pubblicati che si fanno sostanzialmente di fantapolitica. In tutto ciò, con una
scrittura che sa di scorribanda felice, il Cavazzoni riflette sul progresso
(che invece noi diremmo pasolinianamente 'sviluppo') e, poi, perfino sulle
possibilità di star fuori dalle regole della nostra post-modernità. Per fortuna
siamo l'errore fondamentale, comunque.
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