Ho conosciuto la
poetica di Michele Pierri una decina di anni fa quando la mia gavetta da
aspirante giornalista stava per terminare. Era un periodo della mia vita ricco
di aspettative, sogni, progetti e ambizioni. E quando si racconta la storia di
un poeta non lo si può fare senza fare un accenno alla propria perché è così
che va. Se il lettore incontra una certa scrittura non è mai per caso, un po’
come accade con gli amori infatti è di amore che scriverò.
Nella sfolgorante
rispolverata dei poeti salentini del Novecento che sta accadendo nel leccese
negli ultimi anni, è costante una grande assenza. Si tratta di un’ingiustificabile
distrazione da parte di molti che poco o nulla fanno per riportare alla memoria
Michele Pierri, un uomo, un poeta, un medico che dalla vita trasse poesia e la
poesia trasformò in vita.
Il legame che Pierri
ebbe con Alda Merini è certamente una nota di notevole spessore nella sua
biografia ma il rapporto per quanto profondo, sincero e intenso sia stato non
fa emergere in toto la grandissima personalità del poeta napoletano di origini,
pugliese d’adozione e salentino nell’animo. Nei quattro anni trascorsi con Alda
Merini, Michele Pierri era già molto anziano e la loro convivenza era
particolarmente difficile anche per via del ricovero di lei seppur per breve
tempo, nell’ospedale civile di Taranto che lasciò nella poetessa milanese
inconsolabili ferite. Fu proprio grazie al loro incontro tuttavia che Alda
Merini ritrovò il desiderio di esternare i suoi pensieri nella poesia sempre talmente
piena e armoniosa così come accadde per Pierri la cui presenza di Alda Merini
gli consentì il placarsi del doloroso travaglio poetico vissuto in seguito alla
scomparsa della moglie Aminta. Entrambi quindi colsero i benefici di una unione
sui generis.
Ma veniamo al Salento e
al sodalizio che andava formandosi quel 3 gennaio 1948 a Lucugnano, frazione di
Tricase. Nel palazzo baronale di Girolamo Comi insieme a Oreste Macrì e Michele
Pierri si diede vita all’Accademia Salentina e ad essa aderirono numerosi
intellettuali provenienti dalla vicina Lecce, ma non solo. Gli scritti erano
pubblicati sulla celebre rivista “L’Albero” che si distingueva per qualità e
nozioni dal resto dell’editoria del tempo. L’albero di ulivo si affermò come vessillo
di una cultura che nasceva, cresceva e si sviluppava in quel “Sud del Sud” dove
la produzione dell’olio faceva parte del sistema economico del territorio, lo
stesso Girolamo Comi aveva avviato un oleificio.
Nel primo fascicolo de
“L’Albero” Michele Pierri pubblica una serie di pensieri sull’etica della
poesia e la sua funzione nella società. Il più noto tra i suoi scritti presenti
nella rivista è senza dubbio il poemetto “Chico ed io” nel quale racconta la
gioia che gli procurava una piccola gazza che ogni giorno faceva dolcemente
irruzione nella sua quotidianità e con i suoi piccoli voli, l’uccello alleggeriva
il peso di un’esistenza provata dall’assenza della moglie ormai deceduta. La
tenera bestiola dopo pochi giorni muore e a lei Pierri rivolge le liriche che
compongono il poemetto il quale ha un lungimirante significato divino. Lo si
legge chiaramente nella prefazione “Possa
questo libretto […] suggerire agli uomini un pietoso pensiero verso tutti gli
esseri sensibili; allargare la cognizione del dolore extra-umano non è
conquista inferiore a quella degli spazi”.
Quando si parla di
divino non si intende necessariamente l’aspetto religioso ma come spiega il
figlio Giuseppe Pierri, si tratta di “Un
Dio da cercare dentro se stessi, una fede di ragione più che di grazia”.
Pierri infatti nel corso della sua giovinezza compie un approfondito studio
delle religioni ed è particolarmente affascinato dal pensiero orientale tanto
da diventare buddista per poi convertirsi al cristianesimo. Per lui la fede
dev’essere conquistata nei gesti della quotidianità, intesa come impegno morale.
La sua ammirevole dedizione come medico chirurgo offerta ai pazienti siano essi
dell’ospedale di Taranto dove ha lavorato a stretto contatto con Giuseppe
Moscati o per gli emigranti a bordo dei piroscafi in viaggio verso l’America
latina, ne è la prova.
La poesia di Pierri si
spiega quindi come necessità dell’anima, percorso di ricerca spirituale, esigenza
intima, parola che cerca di tradursi nella bellezza etica. L’arte poetica altro
non è che il risultato delle sue esperienze di vita.
Nato nel 1899 Michele
Pierri ha preso parte al conflitto bellico sul fronte della Dalmazia; ha
vissuto esperienze operaie ed anarchiche a Parigi poi il matrimonio con Aminta
Baffi e la stabilità nella famiglia numerosa (Michele Pierri aveva undici
figli); la lotta al fascismo con lo studio delle dottrine sociali, del marxismo
e l’adesione al partito comunista clandestino; la carcerazione politica; la
guerra d’Africa del ’36 e la costante passione letteraria che lo accompagna
sempre tanto da scrivere il romanzo “Il Bruto” basato sulla fondamentale
importanza della lotta al potere.
La meticolosa ricerca a
livello stilistico apprezzabile in ogni componimento contribuisce a rendere la
poetica di Pierri ineguagliabile, consolatoria, audace. È in ogni singola
parola letta che ho coltivato la passione per ciò in cui credo. È nell’azione
della scrittura che io trovo il coraggio di renderla gesto concreto. Non c’è
parola scritta che non sia preceduta o posticipata da un mio atto di
solidarietà e giustizia. È questo ciò che intendo quando parlo di amore tra me
e la poesia di Pierri. La coerenza tra la verità scritta e quella realizzata.
Consiglio
di lettura
“L’unghia del leone” di
Aminta Pierri, edizione Witty Kiwi books, novembre 2014
Il
libro è un omaggio al proprio nonno, non per descriverlo negli aspetti della
sua vita, di poeta, di uomo, compreso quello di medico chirurgo che avviene
attraverso vecchie foto in un ospedale da campo della guerra d’Africa del 1936
e con un suo disegno, nella seconda e terza di copertina, d’anatomia del cuore,
lui che ebbe cuore per tutta l’umanità, per tutti gli esseri viventi e che da
giovane si disegnò nelle volute vesti di buddista; il libro è molto di più, una
fusione vitale con lui.
(Giuseppe Pierri)
nella foto Michele Pierri
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