mercoledì 27 maggio 2015

Padre di Dio di Martin Michael Driessen (Traduzione di Stefano Musilli) edito da Del Vecchio Editore . Nelle librerie dal 24 giugno 2015



Il romanzo di formazione di Gesù. Una colta “integrazione” delle Sacre Scritture ricca di umorismo: Driessen si interroga sul rapporto tra padre e figlio e sull’accettazione dei limiti umani.
Dio vive in una casa a forma di cubo insieme alla governante Bartje. Trascorre le giornate cercando di perfezionare il creato, ma l’Uomo manda puntualmente all’aria i suoi piani. In preda alla frustrazione e alla malinconia, il Signore decide di lasciare l’umanità a se stessa e di dedicarsi a passioni meno impegnative, come il Tullamore Dew e l’addestramento dei colombi, finché un pastore, Mosè, non irrompe in casa, dà una sbirciata alle bozze abbandonate della Genesi e sottrae i Dieci Comandamenti. Il Signore è così costretto a interessarsi nuovamente delle sorti delle sue creature, ma stavolta, decide, sarà un Dio più severo. Dopo una prima avventura sulla Terra all’insegna della dissolutezza, vuole coronare un suo vecchio sogno: quello di avere un padre che possa fargli da mentore. Individua un ruolo che gli permetterà di tornare sulla Terra e di “aiutare gli uomini senza perdere la faccia”. Rinuncerà all’onniscienza e s’incarnerà in un bambino cui spetterà il ruolo del Salvatore. Giuseppe, padre dell’incarnazione di Dio, è consapevole dell’infausto destino che attende Gesù, e nel disperato tentativo di sottrarlo alla morte prematura e al disprezzo dei suoi contemporanei, lo rapisce. Insieme, padre e figlio tentano di raggiungere il confine dell’Impero romano, dando inizio a un viaggio biblico dai toni on the road. Intanto, nei cieli, la fuga getta nello scompiglio gli angeli, che a Gesù preferiscono il carismatico Giovanni, cugino del Messia. In una narrazione dal ritmo serrato, costante, che fa da contrappeso alla scrittura densa e stratificata, Driessen risolve a suo modo due quesiti cui la Bibbia non dà risposta: dov’era Gesù tra i dodici e i ventisei anni? E soprattutto: ma che fine ha fatto Giuseppe?

L’autore - Martin Michael Driessen (Bloemendaal, Paesi Bassi, 1954) è un riconosciuto regista teatrale e d’opera, traduttore e scrittore, che ha trascorso gran parte della sua vita professionale in Germania. Oggi vive in una casa galleggiante nel cuore della campagna olandese. Il suo debutto letterario (Gars) risale al 1999. Vader van God, suo secondo romanzo, è stato accolto con entusiasmo unanime dalla critica olandese. De Volkskrant e NRC Handelsblad, tra gli altri, lo hanno giudicato tra i migliori libri del 2012. Nel 2013 Wereldbibliotheek ha pubblicato il suo racconto “Een ware held”, anch’esso molto amato dalla critica.

«Vader van God non si lascia inquadrare con un aggettivo: è blasfemo quanto rispettoso della Bibbia, a tratti canzonatorio e a tratti devoto – Dio, che bel libro!». NRC Handelsblad (Paesi Bassi)
«Forse il libro più straordinario dell’anno. È un romanzo fantastico in tutti i sensi. Driessen comprende l’arte di essere giocosi ma non vani e, soprattutto, è infallibile nel mantenere l’equilibrio».  Knack Focus (Belgio)

«Driessen ha composto un mosaico ricco di colori e sfumature. Vader van God è come un parco giochi. Ogni capitolo è diverso dal precedente; i passaggi più riflessivi sono affiancati a momenti di umorismo assurdo».   De Standaard (Belgio)

Pagine: 264 - euro 16 - ISBN: 9 788861 101388
Del Vecchio Editore via dei Giardini, 2 00062 Bracciano (RM) redazione:tel.0697240096

martedì 26 maggio 2015

Le inchieste del colonnello Reggiani di Valerio M. Manfredi (Einaudi)



Vedovo, con una figlia che cresce velocemente, il colonnello Aurelio Reggiani dedica tutte le sue energie alla lotta contro i furti di opere d'arte. E non importa se queste hanno già varcato i confini del paese: Reggiani e i suoi uomini sono pronti a seguirne le tracce anche in Sudamerica e nella Jugoslavia sull'orlo della guerra. 
Un lavoro che non richiede solo acume investigativo e organizzazione, ma pure una buona dose di savoir-faire, perché gli ambienti in cui ci si muove non sono propriamente "semplici". 
Alti prelati, nobiltà e trafficanti internazionali: sono questi i soggetti con cui entrano in contatto l'affascinante colonnello e la sua squadra, composta da uomini efficienti e preparatissimi... anche se talvolta un po' bon vivants.

Libri per l'estate: i titoli perfetti per le vacanze 2015 - Cinema e libri - News e persone - Marieclaire

Libri per l'estate: i titoli perfetti per le vacanze 2015 - Cinema e libri - News e persone - Marieclaire

10 libri fondamentali da leggere in gravidanza

10 libri fondamentali da leggere in gravidanza

domenica 24 maggio 2015

Di Vino Inchiostro ovvero i 25 anni della rivista Il Bardo a Copertino. Oggi domenica 24 maggio 2015 Atrio del Palazzo Municipale di Copertino (via Malta 10). Start ore 19,30



La Città di Copertino, Vivai d’amore, il Maggio delle Rose e dei Libri presentano “Di Vino Inchiostro ovvero i 25 anni de Il Bardo” a Copertino oggi  24 maggio 2015 presso l’Atrio del Palazzo Municipale di Copertino in via Malta 10 ore 19,30. Modera Antonio Errico. Sono previsti gli interventi di Sandrina Schito (Sindaco di Copertino), Mario Cazzato, Stefano Donno, Alessandro Laporta, Antonio Tarsi, Maurizio Leo. Intermezzi alla Fisarmonica del Maestro Alessandro Gazza.  “Il Bardo” (direttore responsabile Antonio Tarsi) nasce nel 1991 dalla necessità di far conoscere la storia e la cultura salentina. Il primo numero esce nel settembre di quello stesso anno, contiene pochi articoli e qualche poesia. Inizia poi la collaborazione con grandi firme della cultura salentina. Nel novembre 1995, nasce “Allestimento – Prove di scrittura-“ fortemente voluto dal direttore editoriale Maurizio Leo, il quale annovera tra i suoi collaboratori i nomi più conosciuti del panorama poetico salentino. Sempre nel Novembre ’95, Caterina Gerardi inizia la sua collaborazione grafica fornendo le foto per la prima pagina de “Il Bardo“ e per “Allestimento “ . Da qualche mese l'esperienza de Il Bardo e di Allestimento è sbarcata on line all’indirizzo  http://ilbardofoglidiculture.blogspot.it/
I Quaderni del Bardo, il marchio che pubblica i supplementi editoriali della rivista Il Bardo, collabora dall’aprile 2015 a iQdB edizioni di Stefano Donno che continua la tradizione editoriale di Maurizio Leo con un nuovo marchio editoriale dove la cura redazionale è affidata a Mauro Marino e la comunicazione social ad Anastasia Leo e Ludovica Leo.

INFO
IL BARDO / I Quaderni del Bardo  Via Regina Isabella, 2/D 73043 Copertino (LE)
iQdB Edizioni di Stefano Donno
via S. Simone 74 – Sannicola (Lecce) / Mail – iquadernidelbardoed@libero.it

sabato 23 maggio 2015

La pulce, la cerva e la vecchia scorticata. Tre fiabe da Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile (Donzelli)



Era inevitabile che Lo cunto de li cunti approdasse al grande cinema. All'alba del terzo millennio, Matteo Garrone - il regista di Gomorra - ha deciso di confrontarsi con la chiave fantastica e onirica prendendo le mosse proprio dal Cunto di Basile. Il suo nuovo film attinge in particolare a tre fiabe che la Donzelli ha pensato di raccogliere separatamente dal corpus delle cinquanta storie e di proporre in questo piccolo volume rivolto ai lettori di ogni età. Tre storie che dipanano il tema delle passioni - dall'amore all'amicizia, dall'invidia alla seduzione - sul filo del grottesco e dell'inquietudine, del comico e del ripugnante, del dramma e della fiaba. Passioni contornate da magie, inganni, incantesimi, fate, orchi, torri da espugnare, insidie da snidare, sollazzi e gozzoviglia, alla corte dei re e all'ombra di castelli e boschi minacciosi o ridenti. Una lettura alla radice del fantasy moderno; un'edizione dedicata alle tre storie, che propone in appendice anche il testo napoletano di Basile.

Lo strano caso dei libri lasciati sull’autostrada - La Stampa

Lo strano caso dei libri lasciati sull’autostrada - La Stampa

venerdì 22 maggio 2015

Rio de Janeiro. Ritratto di una città di Bruno Barba (Odoya). In uscita il 10 giugno 2015



Per la collana “Ritratto di una città” il prof. Bruno Barba ci porta a Rio de Janeiro, città che è in procinto di ospitare le Olimpiadi 2016 dopo aver ospitato i mondiali di calcio 2014. Accantonando per un attimo i problemi sociali delle favelas e le implicazioni politiche della storia contemporanea, Barba si addentra nella vera e propria essenza di Rio, alla ricerca della bellezza come forma di ritualità. “Inconsapevole, innocente, pura, Helô Pinheiro passava sempre, diretta al mare, dal bar Veloso, in Rua Montenegro. Passava e si faceva ammirare, tra gli altri, da due già maturi signori, Vinícius di cinquant’anni e Tom di trentacinque.” Cuore di tutto il volume, simbolo e sintomo dell’essenza estetica della città è questo brano sull’incontro tra De Moraes, Jobím e la vera Garota de Ipanema della canzone.
“La garota che è meglio ricordare è quella eterea visione, quella paradisiaca immagine della bellezza «che non è solo mia», ma che appartiene all’universo. Perché se fosse stata soltanto dedicata a lei, seppure ragazzina attraente, e non all’eterno femminino, quale senso avrebbero avuto le interpretazioni di Frank Sinatra, Ella Fitzgerald, Nat King Cole, Louis Armstrong, Al Jarreau, Caterina Valente e tanti altri?” si chiede l’autore. Ma quella languida passeggiata simboleggiava ben di più: un periodo e un ambiente artistico che vide alternarsi al bar Veloso (oggi il turistico e snaturato Garota de Ipanema) personaggi come i cantanti “maledetti” celebratissimi in Brasile, ad esempio Cazuza, baiani celebri come il regista Glauber Rocha, l’artefice del Cinema Novo, e Caetano Veloso; artisti plastici quali Hélio Oiticica, che presentò, al Museo di Arte Moderna di Rio nel 1967, un’installazione plastica chiamata Tropicalia, che diede vita al movimento omonimo. E, ancora, personaggi come Jaguar, disegnatore e giornalista, uno dei responsabili del “mito di Ipanema” perché accompagnò tutta l’esistenza del Pasquim, un settimanale unico nel suo genere, carico di caustica ironia, satira politica, proprio nei momenti più cupi della dittatura che diede vita al movimento omonimo.
Ma nel milieu di Ipanema (letteralmente acqua grama, solo per atletici) degli anni 50 e 60 del Novecento si mossero anche personaggi come Jorge Amado che con Gabriella garofano e cannella (1958) portò all’attenzione della letteratura mondiale la bellezza tipica delle mulatte di Rio. E ancora quell’ Oscar Niemeyer, amico e collaboratore per il film Orfeo Negro (vero e proprio manifesto delle origini africane dei brasiliani) del già citato Vinícius de Moraes e “archistar” antelitteram di cui ancora oggi si possono apprezzare le futuristiche forme architettoniche del Mac (Museo di arte contemporanea) del sobborgo di Niteròi. Senza dimenticare il livornese “naturalizzato” brasiliano Arduìno Colassanti, surfista e attore che cavalcò le onde del promontorio dell’Arpoador.
La prosa di Barba, vero innamorato della città carioca, è un profluvio di descrizioni appassionanti e di frasi a effetto che coinvolgono il lettore: scrive a un certo punto Intelectual não vai á praia, intelectual bebe, «L’intellettuale non va in spiaggia, l’intellettuale beve». Un modo del tutto giocoso per sfoderare la sua impressionante conoscenza della città e metterne a parte il turista consapevole, ma anche, come nello spirito della collana, il viaggiatore seduto in poltrona che con una cachaça in mano e un cd di bossa nova nello stereo già accarezza il sogno di un’estate nella città più poetica del mondo.

Bruno Barba è ricercatore di Antropologia presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Genova. Da oltre vent’anni studia il meticciato culturale e il sincretismo religioso del Brasile. Tra le sue pubblicazioni: Bahia, la Roma Negra di Jorge Amado (2004); Un antropologo nel pallone (2007); Tutto è relativo. La prospettiva in Antropologia (2008); La voce degli dei. Il Brasile, il candomblé e la sua magia (2010), La XXXIII squadra (2010), Dio negro (2013), No País do Futebol (2014).